Asino chi non legge?

Asino chi non legge

Dislessia, disgrafia, discalculia: in Italia circa il 3% della popolazione in età evolutiva soffre di disturbi specifici dell’apprendimento. “Asino chi non legge?” è un utile vademecum, un manuale rivolto a genitori, insegnanti ma anche agli adulti affetti da disturbi specifici di apprendimento per conoscere a fondo e fornire loro strumenti utili a capire e ad affrontare questo tipo di problemi.

Un libro che vuole superare le barriere e cancellare il falso pregiudizio secondo il quale difficoltà di lettura, scrittura e calcolo vengono spesso associate a deficit intellettivi. Un pregiudizio che non solo non ha alcun fondamento scientifico, ma può essere facilmente sfatato proprio a partire dalla considerazione che le diagnosi di DSA mai, in alcun caso, riguardano persone con disabilità intellettive o esposte a disagio sociale.

Tra le persone affette da questo genere di disturbi ci sono artisti, letterati, scienziati, statisti, personaggi storici del calibro di Leonardo da Vinci, Raffaello, Albert Einstein, Picasso, Kennedy, Winston Churchill, Walt Disney, Tom Cruise.

Essere dislessici significa anche “vedere le cose in maniera diversa” come racconta anche Giulio, 21 anni, studente di psicologia, parlando della sua storia: “Gli altri non guardano al mondo come faccio io e questo mi permette di trovare soluzioni diverse, alternative innovative alle quali gli altri non sarebbero mai arrivati”. E al centro del libro sono anche queste “soluzioni diverse”, le strategie che le persone che soffrono di questo genere di disturbi mettono in atto per superare le difficoltà che si trovano ad affrontare nella loro quotidianità, dal fare la spesa, all’utilizzare il navigatore satellitare, fino all’apprendimento di una lingua diversa.

Un DSA è, infatti, un disordine organico che impedisce un regolare apprendimento delle abilità di base necessarie per ottenere buoni risultati nella lettura, scrittura e nel calcolo.

Disturbi di questo tipo si manifestano in bambini con un normale sviluppo intellettivo, fisico e mentale e riguardano l’apprendimento delle competenze che maturano solo se si è alfabetizzati. Essi possono rappresentare un ostacolo importante alla corretta esecuzione degli automatismi che si apprendono nei primi anni di scuola, ostacolando e compromettendo non solo il raggiungimento di obiettivi scolastici, ma anche di alcune attività di vita quotidiana.

Diversi sono i sintomi che permettono di riconoscere la presenza di questo tipo di disturbi: per quanto riguarda la dislessia segnali frequenti sono una lettura stentata con l’inversione delle lettere, per la disgrafia si tratta di difficoltà di scrittura che si manifestano a partire dalla posizione scorretta della penna fino alla redazione del testo in cui spesso mancano lettere o parti di parola; infine la discalculia è un disturbo delle abilità numeriche e aritmetiche che si manifesta con errori nell’elaborazione e riconoscimento di numeri e/o operazioni.

I contenuti del libro nascono dall’esperienza fatta in questi anni da Stefano Federici, professore di Psicologia generale presso l’Università di Perugia, in collaborazione con l’USR dell’Umbria e la sezione regionale dell’Associazione Italiana Dislessia (AID) per parlare dei numerosi progetti attivati: dallo screening effettuato sui bambini dei primi anni di scuola elementare alle tecniche di individuazione dei disturbi specifici fino alle modalità di intervento più efficaci.

I CONTENUTI

I primi due capitoli sono rivolti a genitori di bambini in età dello sviluppo.

In particolare il Capitolo 1, “Dall’infanzia ai primi anni di scuola: istruzioni d’uso per i genitori”, vuole guidare i genitori a prestare attenzione a segnali di comportamenti inadeguati nell’uso del linguaggio parlato, nella comprensione delle nozioni spazio-temporali e nella coordinazione motoria, che possono essere indicativi di un incipiente disturbo dello sviluppo in un’età che precede l’inserimento scolastico, tra i 3 e i 5 anni. Nella seconda parte del medesimo capitolo, c’è anche un invito a non trascurare alcune difficoltà nell’imparare a leggere e a scrivere di un figlio nei primi anni delle scuole elementari; in questa parte, vengono date alcune indicazioni su come intervenire quando il bambino tende a dimenticarsi quello che aveva imparato il giorno prima e il riconoscimento delle lettere risulta confuso sia nella lettura sia nella scrittura, se la maestra troppo spesso dichiara che il bambino ha difficoltà nell’apprendere l’alfabeto ed è spesso distratto e poco interessato. Lo scopo generale del capitolo è di guidare il genitore a non colpevolizzare un bambino in difficoltà, confondendo i suoi insuccessi con mancanza di impegno, disobbedienza o sciatteria, ma ad attivarsi per un sostegno che in questa età dello sviluppo risulta sempre di particolare efficacia.

Il Capitolo 2, “Quando mio figlio è dislessico”, è diretto a genitori di bambini che hanno già ricevuto una diagnosi di DSA, per guidarli nella lettura di una diagnosi, capire quando è opportuno affidarsi alla terapia e quanto e cosa potranno richiedere dalla scuola. In questa età è fondamentale un intervento terapeutico mirato e specifico, il più precoce possibile per approfittare del periodo sensibile di apprendimento del bambino. Ciò consentirà la maggiore efficacia della terapia per recuperare le capacità di letto-scrittura.

Il Capitolo 3, “Quando l’alunno rimane indietro: il ruolo degli insegnanti”, si rivolge principalmente agli insegnanti della scuola primaria, ma anche a quelli dei successivi ordini e gradi, interessati a riconoscere tempestivamente comportamenti e difficoltà di apprendimento indicativi di un possibile disturbo. In questo capitolo sono forniti strumenti per riconoscere disturbi specifici e suggerimenti per interventi didattico-educativi personalizzati.

Il Capitolo 4, “Non ero stupido, ero dislessico: i Disturbi Specifici di Apprendimento negli adulti”, è diretto a persone adulte che desiderano capire meglio le ragioni che possono aver accompagnato alcuni loro insuccessi scolastici. Il capitolo è arricchito dalle testimonianze di alcuni giovani ventenni con DSA che si sono interrogati su cosa significhi avere un DSA, come ci si sente, che conseguenze ha nella vita di un adulto. Vengono anche approfondite le strategie che gli adulti dislessici mettono in atto per superare alcune difficoltà della vita quotidiana, dagli acquisti al supermercato alle indicazioni del navigatore.

I Capitoli 5 e 6, gli ultimi due, “Centri specialistici per la diagnosi e il trattamento dei DSA” e “Tecnologie assistive per la facilitazione dell’apprendimento e la compensazione del disturbo”, sono stati pensati per tutti quei lettori interessati a saperne di più su come e dove avviene una valutazione e un trattamento di DSA e su quali ausili tecnologici si possono adottare per facilitare e compensare un DSA.

GLI AUTORI

Stefano Federici, psicologo, professore di Psicologia generale all’Università di Perugia, studioso nel campo del funzionamento individuale, della disabilità e delle tecnologie assistive. Ha pubblicato articoli e libri con case editrici nazionali e internazionali tra cui, presso la nostra editrice, La valutazione delle tecnologie assistive.

Valerio Corsi, psicologo, neuropsicologo dello sviluppo, promotore del Centro FARE di Perugia e direttore scientifico fino al 2011. Attualmente lavora presso Fare-Centro di neuropsicologia dello sviluppo, da lui fondato, con sede a Roma e in Sardegna. Si occupa di valutazione, trattamento e impostazione di piani riabilitativi in ambito dei disturbi dell’età evolutiva.

Marina E. Locatelli, fondatore e direttore del Centro FARE, membro del direttivo nazionale A.I.D. 2005-2009 e della segreteria Consensus Conference 2007. Collabora con l’USR Umbria e l’Università di Perugia per la formazione. Si occupa di rapporti scuola-famiglia, normativa e gestione classe con studenti con DSA. Hanno partecipato alla stesura del libro i professionisti del Centro FARE di Perugia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *